Ideologie differenti all’interno degli stessi movimenti politici
Ideologie differenti all’interno degli stessi movimenti politici
Come abbiamo avuto modo di vedere, anche in Italia i sindacati erano strettamente legati alla politica. Al riguardo è importante ricordare che il primo grande sindacato italiano fu appunto la CGIL, ovvero, Confederazione Generale Italiane del Lavoro, la quale era strettamente legata al Partito Socialista Italiano.
Sul punto è però importante precisare, che all’interno dello stesso partito e quindi del movimento socialista, vi erano modi diversi di dare risposta alla nostra questione sociale.
Di quale questione stiamo parlando?
Di come bisognava curare gli interessi degli operai e di come ottenere quindi, la loro emancipazione.
Infatti, il partito socialista era diviso tra rivoluzionari e riformisti.
Rivoluzionari e riformisti
Il padre fondatore del socialismo rivoluzionario fu proprio Karl Marx, il quale riteneva che il sistema capitalistico non poteva essere migliorato, in quanto, basato nello sfruttamento dell’uomo. Doveva quindi essere eliminato, abbattuto attraverso una violenta rivoluzione che avrebbe dovuto condurre la classe operaia.
La rivoluzione non sarebbe scoppiata per un atto di volontà, ma solo a causa di un crollo interno – causato dalle contraddizioni interne insite – nello stesso capitalismo.
Finita la rivoluzione la classe operaia me sarebbe uscita vincitrice, in quanto, si sarebbe istituito un nuovo ordine politico dove non vi sarebbe stata la presenza di classi sociali.
- Ad ognuno, sarebbe stato dato non secondo i propri meriti, ma secondo i propri bisogni.
- Lo sviluppo di ciascuno, doveva essere condizione per lo sviluppo di tutti.
Ma purtroppo la situazione della classe operaia era, così disperata che si aveva urgenza di fare qualcosa nel tempo presente e non in un futuro promesso. Fu proprio l’urgenza di intervenire che portò una parte del movimento socialista a separarsi dal socialismo marxista rivoluzionario.
Quest’ultimi saranno i c.d. Futuri comunisti.
Rivoluzionari e riformisti anche in Italia
Oltre che nel socialismo francese e in quello tedesco, anche all’interno del socialismo italiano si è vissuta la divisione tra rivoluzionari e riformisti, di cui stiamo parlando.
Prima quando il grande riformista Turati, decise di appoggiare i governi liberali presieduti da Zanardelli e Giolitti.
Successivamente nel famoso Congresso livornese del 1921, dove si ebbe la definitiva scissione fra comunisti e socialisti.
Ma la domanda che ci poniamo adesso è: perché ho parlato di questa separazione che di fatto si verifico nel movimento socialista?
La risposta è semplice: perché è proprio in questi contrasti che troviamo l’originale della lotta per i diritti del lavoro e quindi la prima reazione politica a questa questione sociale.
Si osservi però che un contributo nella lotta per i diritti del lavoro, è stato apportato anche dalla dottrina sociale cattolica. Questa infatti non era meno radicale dei socialisti nel denunciare i Mali cagionati dal capitalismo.
Solo che la dottrina sociale cattolica ritiene che il disordine posto in essere da capitalismo, doveva essere superato incoraggiando l’associazionismo sindacale e non proponendo la lotta di classe.
In definitiva, sulla base di quanto finora esposto, il partito laburista e quello socialista hanno dato alle classe operaia risposta sul piano politico-legislativo mettendo da parte l’obiettivo rivoluzionario, per cercare di modificare il capitalismo.